[vc_row][vc_column][vc_custom_heading text=”Implantologia” font_container=”tag:h1|text_align:center” use_theme_fonts=”yes”][vc_single_image image=”37″ img_size=”200×200″ alignment=”center”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Cos’è un impianto?

Un impianto dentale è una vite, generalmente in lega di titanio, inserita nell’osso mascellare o mandibolare, in sostituzione di una radice dentaria andata perduta. L’impianto inserito nell’osso, grazie al fenomeno dell’osteointegrazione, si integra nello stesso, assumendo una notevole stabilità. Successivamente, su questa radice artificiale, viene applicata la corona dentale mediante un pilastro che collega la “radice” alla cavità orale e consente all’impianto di svolgere la funzione masticatoria e fonetica oltre che ristabilire l’estetica. L’inserimento di un impianto dentale è a tutti gli effetti una terapia chirurgica. Gli impianti consentono di sostituire un dente singolo o gruppi di denti, oppure offrono supporto ad una protesi che sostituisce l’intera arcata dentaria.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Quando è necessario?

Attraverso un intervento di implantologia è possibile rimpiazzare uno o più elementi dentali mancanti, senza dover ricorrere a procedure di “limatura” dei denti adiacenti residui. Questa opzione terapeutica è utile ad evitare la mutilazione dei denti ancora sani, che altrimenti sarebbe indispensabile per ottenere l’ancoraggio per una protesi a ponte.
In alcuni casi ci si trova in presenza di porzioni edentule, ovvero in mancanza di elementi dentali che possano svolgere la funzione di pilastro. In questa situazione gli impianti dentali sono utili a fornire un supporto indispensabile per costruire una protesi fissa. In mancanza dell’appoggio fornito anche dagli impianti e, in assenza di denti, il paziente può fare ricorso ad una protesi rimovibile.
Quando la mancanza totale dei denti porta alla decisione di ricorrere a soluzioni protesiche mobili, è possibile comunque valutare delle alternative. Le protesi mobili, comunemente dette “dentiere”, attraverso pochi, ma essenziali impianti in grado di ancorarle alle arcate mascellari superiori e/o inferiori, possono diventare più stabili durante la funzione masticatoria quindi più efficienti e confortevoli.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Quali controindicazioni?

Le controindicazioni alla terapia implantare sono spesso legate alla salute generale del paziente. Patologie come l’infarto recente controindicano qualsiasi tipo di chirurgia. Gli impianti sono poi sconsigliati in alcune situazioni patologiche come diabete scompensato, immunodepressione e morbo di Paget, se si fuma o si assumono farmaci come chemioterapici o bifosfonati, usati nella terapia dell’osteoporosi ed in grado di indurre osteonecrosi dei mascellari in caso di chirurgia, ed in pazienti giovani nei quali la crescita ossea non è ancora completa.

Anche in situazioni di precaria salute orale, come scarsa igiene e parodontite non trattata, gli impianti sono controindicati. In presenza di parodontite, infatti, eliminare i denti e sostituirli con gli impianti senza prima trattare la malattia, pone gli impianti a rischio di infezione e quindi di insuccesso.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Quali sono le fasi?

Dopo opportuna diagnosi medica, clinica e radiologica, mirata a verificare l’esistenza delle condizioni perché si realizzi il processo di osteointegrazione, è possibile programmare l’inserimento di uno o più impianti.
La procedura di implantologia prevede normalmente un intervento in 2 tempi: in una prima seduta viene estratto il dente, e, dopo aver atteso circa 3-6 mesi per la guarigione dell’alveolo, si pianifica l’inserimento dell’impianto nell’osso maturo. Se l’impianto appena inserito gode già di una buona stabilità primaria è possibile avvitargli subito un piccolo pilastro che spunta nella cavità orale e condiziona la guarigione della gengiva attorno alla vite. Se la stabilità al momento dell’inserimento della vite non è sufficiente, o se contestualmente sono state impiegate delle tecniche di ricostruzione ossea, l’impianto resterà sommerso per qualche mese in attesa che si osteointegri. Una volta completato quest’ultimo processo, si rileva la posizione della vite mediante un’impronta delle arcate dentarie. L’odontotecnico in laboratorio può così realizzare la corona (prima quella provvisoria ed a seguire quella definitiva) da avvitare sull’impianto permettendogli di svolgere la sua funzione masticatoria ed estetica.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

È doloroso?

Il posizionamento degli impianti dentali avviene mediante un intervento chirurgico in anestesia locale, pertanto questo tipo di operazione non risulta dolorosa.
Nel post-operatorio è normale incorrere ad un dolore di debole intensità controllabile con l’utilizzo di antidolorifici.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Prendersi cura degli impianti

Per mantenere in salute gli impianti dentali è fondamentale sottoporsi a dei serrati richiami d’igiene orale professionale. Ciò è necessario per controllare non solo la stabilità della protesi, ma anche per valutare professionalmente l’efficacia della rimozione domiciliare della placca batterica ed eventualmente perfezionarla.
Le procedure e gli strumenti utilizzati dal dentista e dall’igienista sono simili a quelli per la detersione professionale dei denti naturali. Gli strumenti risultano, però, più delicati in quanto il titanio di cui sono costituiti gli impianti dentali, è un materiale più intaccabile che può graffiarsi con facilità.
Come per i denti naturali, i protocolli di profilassiterapia e mantenimento implantare prevedono l’impiego di paste morbide che servono a lucidare sia la protesi che il collo dell’impianto e a rimuovere il biofilm batterico attraverso procedure non chirurgiche. Recentemente è stato introdotto anche l’uso di polveri microabrasive composte di glicina e di eritritolo. Queste polveri vengono emesse mediante appositi manipoli in grado di eliminare efficacemente la placca batterica.
Durante i richiami professionali, l’odontoiatra, attraverso l’utilizzo della sonda parodontale, misura l’eventuale perdita d’attacco associata ad infiammazione profonda e superficiale della mucosa e, se necessario, esegue dei controlli radiografici per valutare il livello dell’osso che accoglie l’impianto. I richiami di igiene orale e il mantenimento implantare professionale devono essere personalizzati. Sono molti i fattori da considerare: chi, ad esempio, ha avuto una storia di parodontite, deve sottoporsi a dei periodici richiami d’igiene orale professionale ravvicinati nel tempo. In questo modo sarà più facile intercettare eventuali mucositi implantari e prevenire le perimplantiti che possono portare alla perdita dell’impianto.
La chiave del successo implantare sta non solo nel mantenimento professionale, fondamentale soprattutto per intercettare le complicanze, ma nel mantenimento igienico giornaliero, che ha come obiettivo la rimozione della placca batterica causa della malattia implantare (mucosite e perimplantite). Ogni bocca però, come ogni persona, è diversa dalle altre ed è pertanto cruciale personalizzare le manovre di igiene orale domiciliare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Se manca l’osso?

In previsione di un inserimento implantare è necessario disporre di una adeguata quantità e qualità di tessuto osseo e gengiva nelle sedi anatomiche di interesse. Talvolta l’osso a disposizione risulta non sufficiente a sostenere un impianto, a causa della presenza di difetti ossei dovuti ad esiti di traumi o a riassorbimenti (atrofie) conseguenti a parodontiti o perimplantiti severe od anche ad edentulismi parziali o totali di lunga durata.
Moderne conoscenze e sofisticate tecniche chirurgiche, associate all’uso di biomateriali, permettono di rigenerare l’osso mancante prima o durante l’inserimento di impianti dentali.
Esistono differenti tecniche per la rigenerazione ossea, fra queste una delle più diffuse è quella che fa ricorso alle membrane (o barriere). Si tratta di “foglietti” di biomateriale che guidano i processi di guarigione venendo fissati sotto la gengiva, mediante un intervento chirurgico precedente o contestuale al posizionamento di uno o più impianti dentali. Il loro impiego è associato a quello di un innesto osseo, e/o di un suo sostituto, per definire i volumi della rigenerazione.
Esistono membrane riassorbibili e non riassorbibili. A differenza delle prime, che si degradano e scompaiono da sole nell’arco di qualche settimana, quelle non riassorbibili richiedono un secondo intervento per essere asportate a distanza di diversi mesi dalla loro applicazione. Queste tecniche di rigenerazione ossea guidata sono molto efficaci. Il loro utilizzo deve essere, però, limitato a casi in cui l’igiene orale del paziente sia molto scrupolosa per prevenire complicanze legate alla contaminazione batterica.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]